Curare all’estero i denti, la favola del turismo dentale e delle cure miracolose…

Il turismo dentale si può definire una sorta di viaggio della speranza
di pazienti e famiglie che vogliono risolvere al più presto un problema o un dolore
alla bocca. visto che in Italia i costi possono essere proibitivi spesso ci si
rivolge all’estero per trovare cliniche odontoiatriche e medici che con un
veloce trapianto e una cura non ben chiara promettono in miracolo che in breve
tempo si traduce in nuovi dolori, una possibile infezione, un nuovo dentista,
questa volta accreditato italiano, che ci deve mettere mano e cercare di far
soffrire il meno possibile il paziente.

I viaggi dentali alla ricerca di cure economiche e miracolose  trovano la loro linfa con il web, l’ingenuità
dei pazienti che cercano delle risposte mediche in uno strumento così grande e
vasto come Internet, nei social network che rimbalzano di link in link le
pubblicità di queste presunte cure che necessitano dei famosi viaggi oltralpe.

La comunità internazionale di dentisti è attenta a questo fenomeno, si
fanno campagne di informazione e prevenzione: informatevi meglio dove andate e
da chi vi fate curare. In Italia è l’ANDI che si occupa di questo allarmante
fenomeno, ecco che cosa dice l’Associazione
nazionale dentisti italiani
. Il rappresentante Gianfranco Prada ne parla
all’Agi e afferma: “Occorre fare molta attenzione, recarsi all’estero per
terapie odontoiatriche importanti quali impianti o protesi comporta seri
rischi. Non si possono risolvere problemi di mesi in pochissimo tempo. Non solo
i problemi si ripresentano, anche in forma piu’ accentuata – precisa -, le
terapie dentali sbagliate sono difficili da riprendere e vanno tutte rifatte”.
Per questo l’Andi lancera’ una campagna di informazione proprio sui social
network per mettere in guardia dai tranelli. “Negli anni ’80 – racconta Prada –
il fenomeno era piu’ diffuso. Venivano organizzati pullman per l’Olanda, dove
alla vacanza si abbinavano in modo estremamente economico problemi dentali. Ora
il fenomeno e’ in diminuzione, in molti hanno capito che non e’ una soluzione,
ma continua a esistere”.

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