Parodontite, piorrea : curarla si può
La malattia parodontale, più conosciuta come piorrea colpisce sei italiani su dieci e nel 10% dei casi si presenta in forma aggressiva, spesso già in giovane età e con una rapida progressione del danno. Nonostante ciò è poco conosciuta e sottostimata. Seconda una recente ricerca, il 31,2% ha una conoscenza adeguata della malattia, appena il 10,8% riconosce che interessa i tessuti parodontali e non esclusivamente le gengive, e solo il 2,5% sa che è provocata da batteri.
E’ inoltre ampiamente diffusa la convinzione che dalla piorrea non si possa guarire, ma che sia possibile solo rallentare la sua evoluzione. Oggi dopo anni di ricerche scientifiche e studi clinici prevenire e curare la malattia è possibile. Vediamo come.
La parodontite è causata da un’infezione che colpisce il parodonto, l’insieme delle strutture preposte al sostegno dei denti. Nel complesso sono quattro i tessuti che costituiscono l’apparato parodontale:
– Gengiva, tessuto molle di colore rosa che circonda i denti
– Osso alveolare, cavità delle ossa mascellari dove i denti alloggiano nei rispettivi alveoli
– Legamento parodontale, insieme di fibre che nasce dall’osso e si attacca alla radice dei denti, su un tessuto estremamente sottile
– Cemento radicolare, rivestimento esterno della radice su cui si inseriscono le fibre parodontali
La piorrea ha caratteristiche specifiche: è polimicrobica, cioè i batteri e i virus responsabili sono tanti. Nella bocca abbiamo circa 700 famiglie di batteri, quando l’equilibrio tra quelli buoni, detti saprofiti, e i cattivi, detti patogeni, si rompe e quest’ultimi prendono il sopravvento, inizia il processo infiammatorio.L’infiammazione può manifestarsi in maniera più evidente in alcuni denti.
I fattori di rischio della piorrea sono molteplici:
– predisposizione genetica
– fumo: più fumi più è difficile ottenere la guarigione
– squilibri ormonali: come quelli tipici della gravidanza e della menopausa
– stress
– farmaci: come contraccettivi orali e calcio-antagonisti
Le soluzioni tradizionali sono il trattamento antibiotico, l‘igiene dentale professionale per rimuovere placca e tartaro e il lembo parodontale, un intervento chirurgico volto all’eliminazione del tartaro subgengivale.
Oggi hanno ideato un test genetico per evidenziare l’ereditarietà alla malattia e un test microbiologico che si esegue quando i segni dell’infiammazione sono evidenti e serve a stabilire quali e quanti batteri e virus sono presenti e a conoscere il livello di batteri massimo tollerato in forma individuale da ogni bocca. Il test andrebbe ripetuto una volta l’anno.
Come terapia innovativa c’è quella di procedere alla levigatura di delle radici, fatta col microscopio operatorio per eliminare in profondità placca e tartaro dalle superfici dentali. Per avere buoni risultati sono necessarie più sedute. Dopo di ciò si procede con la terapia fotodinamica con il laser che, essendo un’onda elettromagnetica, raggiunge i batteri nelle zone più profonde e stimola la ricrescita dei tessuti.