Protesi fissa sostitutiva: Ponti
Cos’è un ponte?
Un ponte è un dispositivo protesico destinato a sostituire uno o più elementi dentali mancanti sfruttando l’appoggio offerto dalle corone naturali, detti pilastri. Le varie componenti protesi possono essere connettori fissi, quando gli elementi vengono fusi insieme o saldati, oppure connettori mobili, quando viene consentita una certa mobilità ai movimenti. La ritenzione è la porzione di ponte che unisce l’elemento dentale pilastro della travata (porzione intermedia sostitutiva).
La preparazione di una protesi a ponte deve essere effettuata a livello di tutte le porzioni interessate alla protesizzazione, per far ciò possiamo distinguere le preparazioni in:
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Preparazioni dei pilastri: i pilastri possono essere preparati nella zona che interessa l’ancoraggio della protesi. È necessario ricercare un maggiore effetto ritentivo degli ancoraggi poiché i denti pilastro dovranno sopportare anche i carichi masticatori. Inoltre è necessario effettuare una valutazione dello stato dei tessuti di sostegno e quindi verificare se la gengiva aderente è sufficientemente adatta. I procedimenti per verificare se una gengiva è sana o meno possono essere:
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Curettaggio subgengivale: consiste dapprima nella detartrasi e successivamente nella levigatura della radice.
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Gengivectomia: si ricorre se le tasche sono accompagnate da infiammazioni gengivali, se vi è la perdita del tessuto interprossimale o se vi sono margini gengivali inspessiti.
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Chirurgia mucogengivale: in questo caso sono presenti attacchi anomali del frenulo o plica mucovestibolare poco profonda.
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Chirurgia ossea: è necessaria in caso di margine osseo inspessito, perdita del tessuto osseo con formazione di cratere oppure spigoli acuti e sporgenza dell’osso.
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In generale per la realizzazione di una protesi a ponte è necessario l’uso di un pilastro che può essere un molare inclinato mesialmente. È necessario programmare opportunamente l’inclinazione, in quanto nel caso in cui essa debba essere molto accentuata è necessario modificare le pareti della preparazione del pilastro uniformando l’asse coronale a quello protesico. Se invece, l’inclinazione supera i 24° si richiede un intervento correttivo.
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Preparazioni della zona edentula: questa zona, è detta sella. In questa zona possiamo trovare:
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forte riassorbimento, ed in questo caso il tecnico è costretto a costruire elementi molto lunghi che ne pregiudicano l’aspetto estetico.
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L’ipertrofia, che impedisce la costruzione corretta della travata a causa di rilievi più o meno accentuati.
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Uno scarso riassorbimento a causa di uno spazio verticale insufficiente per i denti da sostituire. In questo caso la travata sarebbe troppo sottile.
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Preparazione dei denti antagonisti: gli antagonisti di elementi astratti da lungo tempo possono allungarsi verso lo spazio edentulo. Di conseguenza per ottenere una valida ritenzione, è necessario rendere più lunghi i monconi asportando tramite intervento chirurgico una parte di tessuto di sostegno.
La progettazione di una protesi a ponte è particolarmente impegnativa in quanto ogni singola parte esige il rispetto di determinate leggi fisiche. I fattori principali da prendere in esame in questa fase sono:
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Rapporto radice corona dei denti pilastro: il rapporto ideali è 3 a 2 a favore della radice. In assenza di mobilità anche un dente con ridotto impianto osseo può fungere da pilastro di ponte-
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La morfologia delle radici: poichè il dente pilastro scarica le forze masticatorie sulla superficie alveolare, esso è in grado di sopportare i carichi masticatori in misura direttamente proporzionale alla superficie di appoggio. I denti monoradicolati risultano indicati solo per ponti corti.
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La superficie radicolare utile: la sua estensione determina la capacità di tollerare i carichi pressori masticatori cui il ponte è sottoposto. In generale la regola che determina il calcolo della superficie utile è: la somma delle superfici radicolari degli elementi dentali deve essere superiore o almeno uguale a quella degli elementi dentali mancanti da sostituire
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Il numero dei denti da utilizzare come pilastri di ponte: lo stesso concetto generale di pinte presuppone un appoggio bilaterale terminale, ovvero l’impiego di due pilastri. A volte può essere opportuno inserire un terzo pilastro basta che non si rischi il completo distacco del ponte come nel caso di edentulia alternata.
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Il loro gruppo dentale di appartenenza: l’uso di pilastri appartenenti a diversi gruppi dentali non è in generale indicato per un buon risultato della protesi. Infatti, in caso di carichi masticatori verticali l’elemento meno stabile cederà in un tempo più breve determinato il ribaltamento del pilastro maggiormente resistente.
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la configurazione geometrica del percorso del ponte: i ponti rettilinei non presentano particolari problemi mentre quelli a percorso arcuato possono ribaltarsi a causa del braccio di leva che si viene a creare. Tale ribaltamento è tanto maggiore quanto più lungo è il braccio. Per annullarlo occorre utilizzare un pilastro aggiunto in un incisivo centrale oppure estendere la protesi in direzione distale.
L’architettura di una protesi si ottiene dall’insieme di:
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corone, che forniscono l’ancoraggio agli elementi di pilastro.
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Travata, che sostituisce gli elementi mancanti. Essa è costituita da una struttura metallica che può venire ricoperta, parzialmente o talmente da materiale estetico. Una travata può assumere diverse forme:
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conica: che presenta un elemento intermedio conico. Per la difficoltà di detersione non è più utilizzata.
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A sella: ha una conformazione concava sopratutto nella sezione vestibolare.
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Asfera o a uovo: è una configurazione considerata abbastanza valida ma presenta l’inconveniente dell’accumolo di residui alimentari.
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Igienica o sospesa: non soddisfa le esigenze estetiche pertanto è utilizzata per la riabilitazione dei denti posteriori.
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A becco di flauto: entra in contatto con la cresta sottostante in misura notevolmente ridotta. Essa è una valida alternativa sia dal punto di vista estetico sia funzionale.
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Connettori: uniscono gli elementi che compongono la protesi. Essi possono essere di tipo fisso, quindi fusi insieme a due elemnti, o di tipo mobile, che tramite congiuntori danno origine a ponti con travata rimovibile.
In relazione al rapporto di ancoraggio possiamo distinguere le seguenti protesi a ponte:
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Ponti fissi o inamovibili: sono i classici tipi di ponte le cui travate sono assicurate agli elementi ritentivi dei pilastri per mezzo di saldature o perchè realizzati in una singola fusione. Oltre ai ponti classici è possibile trovare:
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Ponti a bandiera o a estremità libera: la travata è fissata da un solo lato mentre l’altro è completamente svincolato.
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Ponte incollato di Maryland: la travata è fissata ai pilastri utilizzando il principio di fissazione dei brakets ortodontici.
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Ponti mobili o amovibili: sono ponti nei quali la travata risulta rimovibile da parte del paziente e dell’odontoiatra, in quanto è munita da apposti congegni o stops particolari.
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Ponti fissi- mobili: possono essere considerati come ponti a barriera. Sono formati da una travata fissata da un lato alla ricostruzione ritentiva con un connettore rigido e dall’altro assicurata da una ricostruzione tramite un’appendice d’appoggio che va ad incastrarsi in una nicchia realizzata nella ricostruzione stessa.